Déjà vu Jamais vu. Jamas

(2018)

audioguida 16’25”, luoghi di visione

 

Déjà vu jamais vu. Jamas raccoglie citazioni tratte da saggi, testi scientifici, testi filosofici e romanzi, il cui denominatore comune è il tema della memoria nelle diverse declinazioni.

Paragrafi, frasi o parole sono state poi assemblate per libera associazione o vicinanza, la narrazione che ne consegue è un percorso immersivo e onirico.

Lo spettatore è invitato a camminare mentre ascolta l’audioguida, scegliendo autonomamente il percorso e a sostare in corrispondenza dei “luoghi di visione privilegiata” individuati dall’artista e indicati sulla mappa della mostra. In questi luoghi è stata posizionata una seduta, sulla quale è possibile proseguire l’ascolto.

Déjà vu jamais vu. Jamas riunisce diversi elementi appartenenti al percorso dell’artista, oltre alla selezione di citazioni derivanti dall’archivio bibliografico personale e al tema ricorrente, vi si ritrova infatti il mezzo dell’audioguida e l’oggetto panchina, utilizzati in opere del passato.

Le citazioni selezionate raccolgono anche il contributo di alcuni conoscenti dell’artista ai quali è stata chiesta una selezione di testi sul tema della memoria.

 

installation view da Attimi di arresto. Polvere sfocature rotolacampi, Tenuta Petrolo

ph. Isabella Ponte

The point of.

2018
installazione

carta da parati, collage su carta, vetro, lente di ingrandimento, cornici e plinti

 

L’installazione The point of. deriva da un gesto di ricostruzione e decostruzione, mette in scena il residuo, lo scarto e il riassemblaggio, lo smembrare per praticare l’instabilità e la precarietà.

I materiali utilizzati evocano il privato della casa e l’intimo della memoria.

La forma scelta e ricavata, il modulo costruttivo dal quale emergono gli assemblaggi è il punto, punto come possibilità di essere inizio e fine, ma anche mezzo, punto come punctum. Da questi presupposti sono stati creati dei collage in cui la carta da parati è stata “ridotta” — ridurre di dimensione e rendere scarto — in piccoli cerchietti (punti) tramite una foratrice da ufficio. Il prodotto di questa operazione è un materiale delicato e fragile.

Il processo decostruttivo viene esteso, riguarda infatti anche l’allestimento, che è parte dell’opera e gioca sulle stesse dinamiche. Le cornici utilizzate sono infatti private del vetro protettivo, gli stessi vetri vengono risignificati, diventando insieme ad altri, dei sostegni per ulteriori collage, come fossero dei vetrini da laboratorio che insieme alla lente di ingrandimento invitano ad osservare da vicino.

 

installation view da Braked ping pong, duosolo show,riss(e), Varese

comunicato stampa

ph. Isabella Ponte

Eredità rivoluzionaria

performance relazionale, 2018

Durante Eredità rivoluzionaria alcuni narratori avvicinando o accogliendo un visitatore per volta, raccontano lo svolgimento del Fidelio, opera lirica di Beethoven. La stessa non è orchestrata ne cantata, subendo un processo di sottrazione, il solo utilizzo della narrazione infatti ne restituisce l’ambientazione, descrivendone in parte dinamiche e svolgimento testuale e musicale.

Ogni visitatore riceve un frammento del racconto, la sola totalità degli spettatori potrà ricostruire il senso e il focus del dialogo e la matrice di provenienza.

Ad evocare l’orchestra e la dimensione musicale è la sola presenza di un leggìo.

Nel 1804 Beethoven e i diversi librettisti che hanno collaborato con lui, ispirandosi a Léonore di Jean-Nicolas Bouilly (1798), sconfinano le consuetudini dell’epoca, descrivendo un’eccezione e ribaltando gli stereotipi. Léonore, protagonista femminile, viene infatti arricchita di caratteristiche solitamente affidate agli uomini, quali eroismo, valore, audacia e forza. Mentre Florestan si dimostra timoroso, fragile, rassegnato e fortemente passivo, in quanto attende che sua moglie Léonore lo salvi dalla prigionia in cui Pissarro l’ha costretto.

Eredità rivoluzionaria sottolinea il ruolo della narrazione come strumento per configurare e imprimere visioni del mondo, schemi e stereotipi, capaci di ramificarsi e cristallizzarsi producendo esiti oppure conseguenze e talvolta, riparazione e catarsi.

La modalità scelta per la condivisione vuole contribuire alla creazione di un rapporto dialettico intimo, accogliente e protetto ma dirompente, che coinvolga lo spettatore in un ascolto non mediato da fattori esterni e che riporti ad una dimensione narrativa privata, confidenziale e recondita.

– – –

Revolutionary heritage

Relational performance, 2018

During “Revolutionary heritage” some storytellers approaching or welcoming one visitor at a time, will explain the execution of Fidelio, opera written by Beethoven. The opera will not be orchestrated and sung, there will be a removing process, the only use of the narration will give the setting, describing it in part dynamic and textual and musical development.

Each visitor will receive a fragment of the story. The totality of the spectators will be able to reconstruct the meaning and the focus of the dialogue and the matrix of origin.

To remind the orchestra and the musical dimension will be the only presence of a reader.

In 1804 Beethoven and the various librettists who collaborated with him, inspired by Jean-Nicolas Bouilly’s Léonore (1798), went over the customs of the era, describing an exception and overturning stereotypes. Léonore, main female character, is in fact described with features usually given to men, such as heroism, value, courage and strength. On the contrary Florestan is fearful, frail, resigned, and passively passionate, as he expects that his wife Léonore will save him from the prison where Pissarro has forced him.
“Revolutionary heritage” emphasizes the role of narration as a tool for configuring visions of the world, patterns and stereotypes, which are able to ramify and crystallize, producing results or consequences and sometimes, remedy and catharsis.
The modality chosen of sharing helps
to contribute to the creation of an intimate and protected dialectical relationship, but disruptive, which involves the viewer in a listening not influenced by external factors, and which brings back to a private, confidential, and hidden narrative dimension.

installation view from: Hotello. Abitare un ritardo, as part of exhibition 999 domande sull’abitare, La Triennale di Milano 

photo credits: Isabella Ponte

performer: Caterina Rombolà, Silvio Biolcati

 

Se giro senza freccia

(2017) acrilico su carta da parati 53×72 cm; audio 0’23” loop

[ita]

L’opera sottolinea la dannosa distorsione esercitata talvolta dalle parole. Il linguaggio è un mezzo per influenzare e definire identità e strutture della realtà, pertanto i deficit di comunicazione contribuiscono in maniera sottile, ma subdola, a configurare la cultura comune.

Attraverso la provocazione della frase “se giro senza freccia sono una troia” viene messa in risalto un’insana abitudine, che trova il proprio radicamento in quella cultura capace di sessualizzare, svilire e oggettualizzare una donna, in quanto donna.

Per mezzo di un doppio intervento, la frase è mostrata nella sua dimensione più intima, sussurrata e quasi impercettibile, attraverso di uno stencil su carta da parati; e nel suo aspetto più irruento e passionale, tramite l’impeto della voce di una cantante lirica. Il soprano canterà la frase utilizzando una melodia tratta da un’aria del Fidelio di Beethoven, nel quale Leonore, protagonista femminile, si trasforma da eroina in eroe, travestendosi da Fidelio per salvare il proprio compagno Florestan.

(soprano: Angela Fiordalise)

[eng]

The work underlines the damaging distortion that sometimes words can cause. Language is a means of influencing and defining identities and structures of reality, so communication deficits contribute in a subtle and sly manner to the development of common culture.

Through the provocation of the phrase “if I turn without blinker I’m a slut” is emphasized an insane mode that finds its root in that culture able to sexualize, twist and objectify a woman, as a woman.

By means of a double action, the sentence is shown in its most intimate, whispered and almost imperceptible dimension, through a stencil on wallpaper; and in its more intense and passionate appearance, through the force of the voice of a lyrical singer. The soprano will sing the phrase using a melody taken by Beethoven’s Fidelio opera, in which Leonore, main female character, turns heroine into hero, dressing up as Fidelio to save her companion Florestan.

The two actions are designed both to stay together and disconnected.

(soprano: Angela Fiordalise)

Listen to the sound

 

installation view from Tutto a posto e niente in ordine, Studi Festival#3 (2017) – photo: Isabella Ponte

 

 

Landscape of paradox

(2014) video projection, sound installation 7’39” loop

 

[ita]

L’installazione è composta da una proiezione monocromatica a schermo fisso e diverse voci che pronunciano la domanda “L’informazione è quotidianità o privilegio?” creando un coro.

Ho scelto di sottoporre la frase ad una dilatazione temporale, la pronuncia infatti scandirà con lentezza ogni sillaba, producendo una difficoltà di comprensione insieme a una sensazione di sospensione data dall’attesa di una continuazione che riesca a costruire un significato. Tale dilatazione insieme alla ripetizione creano inoltre un’aderenza, la frase ripetuta diventa simile a un mantra, parola che trasforma il pensiero in agito.

Landscape of paradox si propone come metafora sull’ambiguità del termine “informazione” sottolineandone i limiti. L’informazione è per definizione utile alla conoscenza, ma alle volte, si tradisce nel significato conducendo chi della stessa ne ha fatto un mestiere a dover vivere protetto e privato della propria libertà, in sospensione.

In Italia i giornalisti sotto scorta sono moltissimi, così come quelli vittime dimeccanismi censori.

L’ambiente creato si impone per il suo carattere immersivo. Il mono-tono della voce, sommato alla banda di colore scelta, guideranno verso un’allontanamento dai vincoli del raziocinio che imprigiona le capacità percettive e le intuizioni.

La domanda proposta sarà pertanto sottoposta a un processo di sensibilizzazione.

[eng]

The installation is composed by a monochromatic steady-screen projection and different audio tracks that pronounce the same question creating a choir. I chose to subject the sentence to a temporal dilatation, in fact the pronunciation will slowly articulate each syllable, producing a difficulty of understanding, along with a suspension given by the waiting for a continuation able to create meaning. This dilatation together with repetition also creates adherence, the repeated sentence becomes similar to a mantra, word transforming thought into act.

Landscape of paradox offers itself as a metaphor on the ambiguity of the term “Information”, underlining its limits. Information is, by definition, useful to knowledge but at times it’s deceived in its meaning leading those who made a profession of it to live under protection, deprived of freedom, in suspension.

In Italy, journalists who are under guard are many, as well as the ones who are victims of censorious mechanisms.

The environment created imposes itself for its immersive nature. Voice’s mono-tone, summed up to the band of color chosen, will lead to a deflection from the bonds of reasoning, which seizes perceptive abilities and intuitions. Therefore the proposed sentence will be subjected to a process of sensitization.

 

Listen to the sound

 

installation view da Frammenti d’Italia#3, Palazzo Ducale, Genova (2014)

 

 

Pretext for a feeling

(2014) relational intervention, pillows, coal

 

[ita]

Pretesto per un sentimento esprime un’attenzione verso la mediazione che l’influenza religiosa ha avuto nella nostra formazione storico-culturale e sociale e un interesse verso i modi in cui si è sedimentata. L’intervento sottolinea i conflitti e gli interstizi presenti fra senso di colpa, carattere punitivo e redentivo. Il carbone nell’immaginario collettivo di noi italiani assume diverse simbologie, quando viene promesso al bimbo, rappresenta un pretesto attraverso il quale il carattere punitivo religioso, per quanto oggi appaia meno invadente di un tempo, continua ad alimentarsi. Il senso di colpa diventa, attraverso differenti ingressi, parte integrante e stratificata del nostro quotidiano, costituendosi come reazione all’infrazione di un’autorità morale esterna ma radicata. Liberarsi e riparare a tale radicazione attraverso una condivisione laica rappresenta una delle possibili reazioni. Durante Pretesto per un sentimento è offerto un supporto emozionale al visitatore

[eng]

Pretext for a feeling expresses the attention to the mediation that religious influence had in our cultural-historical and social education yet an interest towards the ways it sedimented.

The intervention stresses conflicts and interstices laying amogst sense of guilt, punishment and redemption attitudes. In the collective imagery of us Italians, coal acquires different simbologies: when promised to the child, it represents a pretext by which the punitive religious attitude, although nowadays less pervasive than before, keeps on fostering itself. The sense of guilt becomes, through different ways in, an essential and stratified part of our everyday life, establishing itself as a reaction to the violation of a moral authority, external yet deeply entrenched. Liberating from and giving reparation to this radication through a lay commonality represents one of the possible solutions. During Pretext for a feeling an emotional support is offered to the visitors.

 

installation view from: Apulia Land Art Festival, bosco di Cardigliano, Specchia (LE)

photo credits: Sandro Jannaccone, Simone Lungo

Stereoportrait. Regarding dreams and inventions

(2011-2012) ink on A4 paper, variable number of elements

 

[ita]

Attraverso un processo di scrittura manuale sono riportate, ritrascorse e riesposte alcune frasi tratte da interviste. Agli intervistati (artisti, operatori dell’arte e curatori) è stato chiesto quali aspetti dell’operato di un artista siano utili per coinvolgerli nel seguirne la produzione e, diametralmente, quali attributi li spingerebbero a disinteressarsi della stessa. A questi è stato oltretutto chiesto di dare alcuni consigli agli artisti per operare meglio nel proprio ambito.

L’attenzione, nella successiva selezione delle frasi, è rivolta ai paradossi della professione di artista nella società odierna e alle aspettative che lo coinvolgono, speranze spesso in contrapposizione con la possibilità con  il riconoscimento che la società stessa  attribuisce alla professione di artista.

Se Nicolas Bourriaud intercetta il dispositivo relazionale, e quindi il coinvolgimento di terzi, come comune denominatore delle pratiche artistiche, Jean Baudrillard annuncia la “sparizione dell’arte” come processo progressivo, mutamento delle procedure dell’arte e dell’opera stessa e, infine, Regis Debray preannuncia l’epoca in cui l’artista occupa maggior importanza rispetto alla sua produzione.

Agli artisti e all’arte sono spesso affidate importanti finalità socio-culturali. L’artista risulta figura sempre meno definita e l’arte, interrogandosi sul proprio ruolo culturale, diviene alle volte spunto, “stimolo”, “ingresso” che operando democraticamente non necessita di codici di lettura esclusivi ed è in grado di generare simbiosi.

Le frasi tratte dalle interviste descrivono l’artista attraverso l’azione mentale dell’opinione personale, non sono infatti presentate come descrizioni assertive ma come “ingressi” e possibilità. Come è comune nella pratica del racconto, le definizioni date ci conducono a un intimo contatto con l’esperienza altrui, coinvolgendoci in una conoscenza del soggetto descritto, non storiografica, opinabile, ma non confutabile.

Le frasi citate descrivono la figura dell’artista senza mai svelare il soggetto della discussione, le stesse saranno anonime.

 

[eng]

A process of manual writing to report, research and elaborate some sentences taken from interviews. Some people (artists, art world professionals and curators) were asked which aspects of an artist’s work would be effective in order to captivate their attention and make them follow that artist’s production and, on the other hand, which elements would cause them to lose interest. The interviewees were also asked to offer some advice to artists that wished to operate more effectively in their ambit. The attention to the selection of sentences is focused on the relativity of art, on the artist’s profession in today’s society and on the expectations that an artist has to live up to – often in contraposition with the possibility an artist has to properly exert his activity, the latter being his only source of income. If Nicolas Bourriaud detects in the relational factor – i.e. is the engagement of third parties – the common denominator of artistic practices, then Jean Baudrillard announces the “disappearance of art”, that ongoing process modifying art methodologies and the artwork itself, and lastly Regis Debray announces the time when the artist will be more important than his or her production. Artists and art are often entrusted with important social and cultural objectives. The artist is an increasingly undefined figure and art, questioning its own cultural role, becomes a starting point, an “incentive” an “input” that, by democratic action, does not require exclusive interpretations and becomes capable of generating symbioses. The selected phrases taken from the interviews describe the artist through personal opinion, they are therefore not presented as assertive descriptions but rather as “suggestions”, possibilities. As it commonly happens in the narration of a story, the definitions lead us to an intimate connection with other people’s experiences, involving us and disclosing to us a knowledge of the subject, that is not historical, that is arguable but not refutable. The quoted phrases describe the artist without revealing the subject of the discussion, and will remain anonymous. 

 

Installation view from:

NoPlace 3, Suzzara price 2016

Caffè internazionale at i7 indipendent spaces | Art Verona 2016

 

 

 

A curator, an artist, a gallery director, a publisher and collector. Art, instruction for the use

(2011) sheets, texts printed

 

[ita]

I testi distribuiti al fruitore sono tratti da alcune interviste realizzate a persone coinvolte a vario titolo nell’arte contemporanea, le domande poste vertono su caratteri specifici inerenti al sistema dell’arte italiano e internazionale. Le persone intervistate sono chiamate a mostrare una propria opinione critica su alcuni aspetti del sistema culturale italiano, conosciuto a molti come degenerativo e deresponsabilizzato.

I testi auspicano essere una guida introduttiva alternativa all’esposizione. La stessa è distribuita all’interlocutore in maniera mimetica, poiché i testi sono poggiati accanto ai flyers e comunicati stampa ufficiali della mostra.

La guida, essendo costituita da opinioni delle persone, seguendo quindi una modalità empirica, si trova in uno stato di continua ridefinizione. Come le opinioni stesse, non può essere limitata e conclusa una volta scritta, ma è soggetta a ipotetiche negazioni e rettifiche. Diametralmente, operando attraverso i pareri delle persone con la pratica della narrazione e della microstoria, è possibile essere coinvolti in una realtà esperita, relativa ma ugualmente vera.

Attraverso il frammento d’intimità dell’esperienza altrui è possibile avvicinarsi a una pratica secondaria di conoscenza degli eventi e dei luoghi.

 

[eng]

The texts distributed to the user are taken from interviews conducted with some people involved in different ways in contemporary art, the asked questions deal with specific features related to the Italian and international art system. The persons interviewed are asked to show their own views on some critical aspects of the Italian cultural system, this is known as degenerative and negligent.
The texts would be an alternative introductory guide to the exhibition. The guide is distributed to visitors in a camouflage, because the texts are resting next to the flyers and press releases of the show. The guide, because it consists of opinions of people, then in an empirical way, is in a constant state of redefinition. Equally to opinions, it can not be limited and done when it is written, but is subject to hypothetical denials and adjustments.
Diametrically, working through the opinions of people through the practice of narrative and practice of micro-history, we can be involved in a really experienced, but equally true.

installation view from

Open#3 , S.a.L.E., Venice, IT (2012)

Turno 14/22, Cascina Cuccagna, Milan (2011)

 

 

Demasiado polvo

(2006) video, 5’14’’

 

[ita]

Demasiado polvo è un opera site specific realizzata per un’esposizione collettiva, svoltasi  a Puerto Sagunto, piccolo paese in provincia di Valencia in Spagna. L’esposizione fa parte di una serie di manifestazioni ed azioni artistiche multidisciplinari che si susseguono da anni, come forma di protesta contro la distruzione della “città giardino la Gerencia”, una piccola “cittadina autononoma” di alto valore architettonico costruita nel 1921, interna al paese Puerto Sagunto, ma separata da esso in quanto circondata da alte mura.

Il video mostra l’interno di una delle ville, sottolineando atmosfera fiabesca e paradossale. Lo spettatore è accompagnato fra le luci soffuse della polverosa casa.

Le immagini sono accompagnate da “(In My) Solitude” canzone del 1934 scritta da Duke Ellington, Eddie de Lange e Irving Mills nella versione cantata da Billie Holiday. Pezzo in voga, nel periodo in cui le ville della Gerencia erano abitate.

 

[eng]

Demasiado polvo is a Site Specific artwork that was created for a group exhibition, which took place at Puerto Sagunto, a little village in the province of Valencia, Spain. The exhibition is part of a series of multi-disciplinary meetings and events which have been taking place for years now, as a form of protest against the destruction of the “The Gerencia garden city”, a small village surrounded by high walls, built in the 1921 at Puerto Sagunto.

The video filmed inside one of the villas, disclose a fairytale and paradoxical atmosphere, to accompany the viewer between the soft lights of the dusty house.

The images are accompanied by “(In My) Solitude”, song of 1934, written by Duke Ellington, Eddie de Lange e Irving Mills, in a version by Billie Holiday. Sound piece chosen because popular period in which the Gerencia villas were inhabited.

 

watch the video

stills from video

 

 

 

 

 

installation view from Braked Ping Pong, duosolo show, riss(e), 2018

Specie di Spazi#2

(2008) plexiglass showcase, forex photographic print, stamp-collector magnifying glass

[ita]

Attraverso la costruzione di dispositivi di visione, è messa ironicamente in atto una violazione dell’intima sicurezza su cui tutti ci adagiamo ed è profanato il riferimento sicuro dato dalle mura domestiche.

Quest’opera ha avuto due differenti realizzazioni, un video e un’installazione (le due opere vivono separatamente).

Nel video sono state monitorate e riprese alcune scene di vita quotidiana. E’ stata montata una telecamera fissa a inquadrare un palazzo, il montaggio in loop del girato, mostrerà il trascorrere di 24 h. Il video è privo di audio.

L’installazione è composta da: una fotografia dello stesso palazzo ripreso nel video inserita all’interno di una teca in plexiglass, sulla fotografia è applicata una lente di ingrandimento “da appoggio” per filatelia che svela e mostra l’interno di uno degli appartamenti.

L’osservatore si troverà a sbirciare nelle case degli altri, a indagare gli interni, a sconsacrarne l’intimità e “l’estensione del se” (Oliver Marc), a spingersi con lo sguardo e con l’immaginazione e, senza avere modo di percepire le voci e suoni, scruterà l’edificio.

Sia nel video sia nella fotografia lo spettatore è mantenuto a distanza, in una posizione di osservazione non partecipativa, condotto e relegato nello status di voyeur.

 

[eng]

Through the construction of devices for viewing is ironically caused a violation of one’s most intimate security on which all of us depend, by symbolically violating the secure element represented by our homes.
This work has had two different outputs, a video and an installation (the two works are living separately).
In the video I have monitored and included scenes of everyday life. A fixed video camera was mounted in front of a building and the loop editing of the film, will show a lapse of 24 hours. The video will be left without any sound. The installation consists of: a photograph of the same building placed inside a Plexiglass showcase, on the photo there is a “supporting” magnifying glass used by postage stamp collectors, which reveals the inside of one of the flats.
The observer will find himself peeping at other people’s homes, enquiring about the interiors and deconsecrating its intimacy and the “expression of inner self” (Oliver Marc), peering and straining his imagination, without being able to perceive any voices or sounds, He will observe the space.
In the video and in the photograph the viewer keeps a distance, a position of nonparticipatory observation, conducted and relegated to the “status”of voyeur.

 

Valentina Maggi

installation view from Block Party, Auditorium Santa Chiara, Vercelli IT (2010)

Valentina Maggi

installation view from Latitudine 45°28′ 38” 28N – Longitudine 09°10′ 53” 40E, Crimart gallery, Milan IT (2011)

 

Specie di Spazi

(2008) color video no audio, 3’18” loop

[ita]

Attraverso la costruzione di dispositivi di visione, è messa ironicamente in atto una violazione dell’intima sicurezza su cui tutti ci adagiamo ed è profanato il riferimento sicuro dato dalle mura domestiche.

Quest’opera ha avuto due differenti realizzazioni, un video e un’installazione (le due opere vivono separatamente).

Nel video sono state monitorate e riprese alcune scene di vita quotidiana. E’ stata montata una telecamera fissa a inquadrare un palazzo, il montaggio in loop del girato, mostrerà il trascorrere di 24 h. Il video è privo di audio.

L’installazione è composta da: una fotografia dello stesso palazzo ripreso nel video inserita all’interno di una teca in plexiglass, sulla fotografia è applicata una lente di ingrandimento “da appoggio” per filatelia che svela e mostra l’interno di uno degli appartamenti.

L’osservatore si troverà a sbirciare nelle case degli altri, a indagare gli interni, a sconsacrarne l’intimità e “l’estensione del se” (Oliver Marc), a spingersi con lo sguardo e con l’immaginazione e, senza avere modo di percepire le voci e suoni, scruterà l’edificio.

Sia nel video sia nella fotografia lo spettatore è mantenuto a distanza, in una posizione di osservazione non partecipativa, condotto e relegato nello status di voyeur.

 

[eng]

Through the construction of devices for viewing is ironically caused a violation of one’s most intimate security on which all of us depend, by symbolically violating the secure element represented by our homes.
This work has had two different outputs, a video and an installation (the two works are living separately).
In the video I have monitored and included scenes of everyday life. A fixed video camera was mounted in front of a building and the loop editing of the film, will show a lapse of 24 hours. The video will be left without any sound.

The installation consists of: a photograph of the same building placed inside a Plexiglass showcase, on the photo there is a “supporting” magnifying glass used by postage stamp collectors, which reveals the inside of one of the flats.
The observer will find himself peeping at other people’s homes, enquiring about the interiors and deconsecrating its intimacy and the “expression of inner self” (Oliver Marc), peering and straining his imagination, without being able to perceive any voices or sounds, He will observe the space.
In the video and in the photograph the viewer keeps a distance, a position of nonparticipatory observation, conducted and relegated to the “status”of voyeur.

watch the video

stills from video

Valentina Maggi

installation view from Block Party, Auditorium S.Chiara, Vercelli IT (2010)

installation view from Video.it, Fondazione Merz, Torino IT (2009)

a 25 km a est del fiume Ticino, 25 km a ovest dell’Adda, 35 km a nord del Po ed a 50 km a sud del lago di Como e del confine Svizzero

(2008) video, 4’00”

[ita]

La città è una piattaforma feconda di storie, vite, contatti,  intrusioni e spazi. Il contatto cui siamo soggetti, è spesso solo apparente e frugale, talvolta la metropoli si trasforma nel luogo di un’illusoria condivisione in cui le persone divengono una labile cornice. Il video riprende una serie di passeggiate che io stessa ho fatto a Milano, memorizzando in maniera “schizofrenica” immagini e audio. L’audio registrato diviene una colonna sonora costante, fatta di rumori del traffico, parole e racconti, frammenti, musica proveniente da automobili, case, negozi etc. La totalità dei suoni e delle immagini è resa frammentaria dal ritmo della passeggiata.

Il titolo dell’opera descrive la collocazione geografica di Milano, città nella quale ho girato il video. La descrizione è stata tratta da Wikipedia.

 

[eng]

The city is a platform for stories, lives, contacts, intrusions and spaces. The contacts to which we are subject, are often only apparent and frugal. The city transforms itself into a place of illusory sharing, in which people often act as a fleeting background. The video represents a series of walks that I, myself, had in Milan, frenetically memorizing images and sound. The saved audio becomes a constant sound track, made up of sounds from the traffic, words, tales, fragments, music from cars, houses, shops and so on.
The whole of images and sounds is fragmented by the pace of the walk.

The title of this project is to describe the geographical location in which Milan is. city where I shot the video. This description is taken from the explanation found on Wikipedia.

watch the video

video stills:

Valentina Maggi

Valentina Maggi

Doormat

(2009) Installation
number of items and sizes variables

[ita]

L’installazione è costituita da riproduzioni uno o più zerbini – il numero degli zerbini cambia in relazione al luogo espositivo – queste copie ricorderanno un vero zerbino nelle dimensioni e nelle proporzioni ma, se ne discosteranno per l’utilizzo di materiali differenti. La base dello zerbino è, infatti, costituita da una vaschetta in ferro, all’interno della vaschetta vi saranno dei semi. Abitando gli spazi i visitatori cattureranno involontariamente dei semi che rimarranno attaccati alle suole delle scarpe, gli stessi saranno poi abbandonati altrettanto involontariamente nel corso delle successive  passeggiate.

[eng]

The installation consists of a reproduction of one or more doormats, the number of which may change in relation to the place where they are to be displayed. These copies represent a real doormat in dimension and size but, will be different due to the use various materials. The base of the doormat, in fact, is made of a sort of iron tray in which there are native seeds. While inhabiting the space, visitors will capture pick up, involuntarily, a number of seeds which will stick to the soles of their shoes and which will then be lost elsewhere, in the same manner, during the course of their random walk

Valentina Maggi

installation view from Zooart, Cuneo IT (2009)

Valentina Maggi

installation view from Da storia nasce cosa, Crema IT (2011)

Personal urban dimensions

(2009) mobile urban interventionvariable dimensions and shape

[ita]

La panchina di Personal Urban Dimensions, somiglia a una classica panchina reperibile nello spazio pubblico, la sorpresa è che può essere spostata nei differenti luoghi cittadini, consegnando alle persone la possibilità di agire sul proprio ambiente di condivisione.

Si tratta un oggetto di uso comune, un prodotto industriale che mantiene parte della propria funzionalità e, attraverso un sottile spostamento di senso, realizza un’utopia.

Il progetto è modellato sui singoli territori in cui sarà presentato, rispecchiando di volta in volta strategie differenti, pensate sulla base delle caratteristiche del luogo e della comunità cittadina.

Progetto realizzato in diversi spazi urbani, in occasione di esposizioni d’arte. Le panchine sono tuttora gestite dalla comunità cittadina.

 

[eng]

The Personal Urban Dimensions bench looks like a classical bench which may be easily seen around the town. The surprising feature is that it may be moved to different public spaces of the town, giving people the opportunity to live and share their environment.

This is a common object, an industrial product that retains part of its functionality and, through a slight movement of the senses, creates a utopia.

The project is modeled in relation to the single areas where it will be presented, reflecting from time to time, the different strategies that have been studied, to suit the peculiarities of the area and its urban community.
Art project realized in urban areas during exhibitions. The benches are still managed by the local community.

installation view from Cartabianca Milano, Museo di Villa Croce, Genova IT (2012)
installation view from Cartabianca Milano, Museo di Villa Croce, Genova IT (2012)
Valentina Maggi_Public Turbulence
installation view from Public Turbulence, Isola Art Center, Milan IT (2009)
Valentina Maggi
installation view from Festival della bassa risoluzione, Bari IT (2009)

Equilibrio

(2010) Valentina Maggi Summo, Andrea Kunkl

open mixed media archive

[ita]

Visitando la “fiera dell’est” – così è comunemente chiamato lo spazio milanese in cui si riuniscono persone di provenienza moldava, ucraina, russa e rumena – è possibile riconoscere alcuni aspetti della vita di Mosca descritta da Walter Benjamin in “Immagini di città”.

Lo spazio cittadino delle città si identifica sempre più come un grande melting pot. cambiano così le esigenze della comunità e con esse le strategie di utilizzo dello spazio urbano, che diventa teatro dei luoghi natii.

Esaminando con cura, nel tentativo di superare il fascino dell’esotico e la pericolosità degli stereotipi, si dedica agli spazi menzionati la giusta attenzione. Diviene così possibile percepire e ipotizzare un tentativo, un bisogno o un’attitudine, da parte dell’emigrante a ricreare la propria tradizione, parte delle personali consuetudini e delle proprie radici. Si tratta forse di “illusioni” realizzate attraverso i semplici oggetti del quotidiano, attraverso la preghiera di gruppo, la frequentazione di connazionali e grazie alla conservazione delle proprie abitudini.

Osservando con lo sguardo attento e disincantato di chi non cerca il “pittoresco” ad ogni costo, si percorrono i contrasti e i paradossi dei luoghi raccontati, i quali esprimono tensione fra novità e certezze, nella ricerca di un costante equilibrio.

 

[eng]

On visiting the so called “fiera dell’Est”(East Fair) – an area in Milan where Moldavian, Ukrainian, Russian and Romanian people tend to gather, it is possible to recognize various aspects of life typical of Moscow, described by Walter Benjamin in “Stadtebilder” (Town Images)
The cities public space, just as that of any other large European metropolis, becomes more and more like a melting pot. Hence, also the needs of a community will tend to change, and with it, the strategies on how it will be utilized: the representation of far away places of birth.
By conducting a closer examination, to avoid being attracted exclusively to the exotic elements and exclude dangerous stereotypes, we dedicate greater attention to these spaces. It is thus possible to hypothesize and perceive a profound need or aptitude, on the part of immigrants to recreate their traditions and customs, as well as searching for their roots, But all this may only represent “illusions” come true, through simple day to day objects, by praying together, meeting compatriots and in particular, by maintaining one’s personal customary practices.
Looking through the eye, disenchanted and attentive, typical of those who do not look for the “picturesque”, you ride the contrasts and paradoxes of the places tells that reveal a constant search for equilibrium.

Valentina Maggi

 

Valentina Maggi

 

Valentina Maggi

Untitled. Health, love and money

(2010) video, 3’31’’

[ita]

Il video documenta la forma di “pellegrinaggio” che deriva dalla fascinazione per tradizione, memoria e credenze popolari. Tali persuasioni spesso prescindono da barriere culturali o religiose e, come nel caso del soggetto ripreso nel video, (conosciuto a molti come le “palle del toro” di Milano) agli oggetti di culto sono affidate importanti responsabilità come la fortuna in amore, la buona salute e le soddisfazioni finanziarie.

[eng]

The video documents the form of a “pilgrimage” that comes from a fascination for tradition, memory and popular beliefs. Such convictions often transcend cultural and and religious barriers, as in the case of the subject recorded in the video, (known to many as the “balls of the bull”in Milan), to the objects of worship are assigned important responsibilities as fortunate in love, good health and financial satisfaction.

watch the video

video stills:

Valentina Maggi

General System Theory

(2010)
collage and lambda prints on alluminium

[ita]

Il collage di General System Theory mescolano prospettive contrastanti e luoghi diversi, unite da elementi architettonici o paesaggistici.

La teoria dei sistemi discussa da Ludwig von Bertalanffy, è un’area di studi interdisciplinari che si occupa delle proprietà di un sistema nella sua interezza.

Un sistema è una “complessità organizzata” e può essere circoscritto grazie all’esistenza di “interazioni forti” ovvero di interazioni che non siano né facilissime né lineari, pertanto può avere caratteristiche di tipo sommabile o costitutivo:

Le caratteristiche sommabili hanno la proprietà di rimanere immutabili anche all’interno del complesso, a differenza delle caratteristiche costitutive che dipendono visceralmente dalle relazioni che vanno a crearsi all’interno di un dato complesso. In questo senso, partendo dall’analisi dettagliata del singolo elemento, non si ha la possibilità di prevedere uno studio della totalità o complesso finale.

Un sistema, inteso, in una maniera in un certo senso mistica, in quanto, totale di parti con le loro interrelazioni, deve essere concepito come istantaneamente composto.

[eng]

The photo collage of this project, mixed perspectives and different places, united by architectural elements or landscaping, to form a single cluster.
The general system theory, discussed by Ludwig von Bertalanffy, is an area of interdisciplinary studies dealing with the properties of a system in its entirety.
A system is an “organized complexity” and may be limited by “strong interactions” or interactions that are neither easy nor linear. The prototype of their description is a set of simultaneous differential equations, so it makes sense to talk about their organizations and measurements by means of which we come to an evolution.
The summable features have the property to be immutable even in the scheme, unlike the constitutive features that depend on the characteristics of visceral relationships that are create within a given scheme. In this sense, starting from the detailed single element, you do not have the possibility to provide a study of whole system or the final scheme, because the characteristics of the whole are compared with those of the individual components.
A system seen in a mystical sense, as whole of parts with their interrelationships, should be viewed as instantly composed.

Valenitna Maggi

Valenitna Maggi

Valentina Maggi

Bon Voyage

 

(2010-ongoing archive) Audio-guides for neighborhoods

(2010-2011) Audio-guides for Isola neighborhood (Milan, IT). Bon Voyage kit: audio-guides duration 188’’27’ + Portable map, 21×29 cm, print on paper + Poster/map, 50×70 cm, Lambda print

 

[ita]

Bon Voyage realizza una “fotografia” frammentaria, ma complessa dei luoghi analizzati, il progetto comprende delle audio-guide che accompagneranno lo spettatore nella conoscenza dei luoghi indagati.

Le registrazioni che costituiiscono il materiale per le audio-guide sono ricavate da una selezione di interviste realizzate ad abitanti di alcuni quartieri nevralgici o persone più genericamente legate al territorio. Le interviste sono integrate da materiale audio proveniente da archivi storici o privati. Le persone intervistate sono portate a condividere, attraverso il racconto, la propria esperienza legata ad eventi o luoghi del quartiere restituendo, per mezzo della narrazione e della microstoria, alcuni spazi privati e intimi, luoghi dall’“identità mentale” che esistono più in forma intellettiva che fisica. Le narrazioni realizzano un amalgama fra l’evento storico provato e verificabile e la relatività delle singole esperienze e dei ricordi individuali, sono così portati alla luce fenomeni secondari utili ad una conoscenza più articolata della complessità urbana trattata.

Lo spettatore ascoltando le audio-guide sarà in grado di ripercorrere parte della compagine culturale di uno spazio urbano in trasformazione conoscendone aspetti legati al presente, al passato e al futuro e osservandone al contempo le caratteristiche attuali. Bon Voyage è un progetto site specific realizzato la prima volta nel 2010 in occasione dell’esposizione Horror Vacui. Occupare il presente evento artistico curato da Isola Art Center che indaga i cambiamenti in atto nel quartiere Isola di Milano.

Da qualche tempo il quartiere, luogo a prevalenza artigiana, operaia e popolare, è soggetto ad un fenomeno di gentrificazione. La speculazione che consegue a questo processo ha portato alla distruzione della stecca degli artigiani, luogo in cui risiedeva Isola Art Center e alla privatizzazione di numerosi spazi urbani.

Le audio-guide realizzate in occasione di Horror Vacui intersecano tracce di provenienza differente, in parte sono composte da un collage del materiale di archivio di Isola Art Center, costituito da vecchie e recenti interviste ad abitanti del quartiere e video promozionali dei progetti comunali di rinnovazione degli spazi.

Al materiale di archivio sono legate registrazioni di racconti e storie sul quartiere.

Le audio-guide (pensate per essere utilizzate nello spazio urbano seguendo una mappa) trasportano lo spettatore in una dimensione spazio-temporale fittizia, poiché lo stesso, durante l’ascolto, non vede i luoghi descritti dalle tracce perché non più esistenti, oppure, non ancora costruiti.

Bon Voyage è un archivio in divenire, attraverso il quale approfondire l’identità intima, storica e socio-politica di differenti luoghi urbani.

 

[eng]

Bon Voyage delivers a fragmentary, yet complex, “photograph” of the places it takes into consideration. The project requires the use of audio-guides that accompany the spectators, guiding them towards a knowledge of the places that are the object of study.

The recordings in the audio-guides will be a selection of interviews to inhabitants of some of the key neighbourhoods of the cities, or to people more loosely connected to the territory. The interviews will be integrated with audio recordings taken from public and private historic archives. In the interviews, the people will be invited to share, through their narration, their own experience associated with places or events of the neighbourhood, outlining, through narration and micro-histories, a number of private and intimate spaces – places imbued with a “mental identity”, existing more on an intellectual level than on a physical one. The narrations will create a mixture combining proven and verifiable historic facts and relativity pertaining to the individual experiences and recollections; by doing so, secondary phenomena will surface, fostering a more articulated knowledge of the urban complexity being examined.

Listening to the audio-guides the spectator will be able to understand part of the cultural structure of an urban space undergoing a process of transformation, learning aspects of its present, past and future, while looking at its present features. Bon Voyage is a site specific project that was first realized in 2010 for Horror Vacui. Occupare il presente, an artistic event curated by Isola Art Center that investigated the changes occurring in the Isola neighbourhood in Milan.

This area, mainly inhabited by working class people and artisans, for some time has been undergoing a process of gentrification which has led to speculation which has in turn caused the destruction of the Stecca degli artigiani, where the Isola Art Center once had its premises, and the privatization of several urban spaces.

The audio-guides realized for Horror Vacui combined traces of different origins: earlier and more recent interviews to locals, mixed with promotional material about the municipal renovation projects in the area; a mixture of archive material from Isola Art center and recordings of episodes and stories about the neighbourhood.

The audio-guides (designed to be heard walking around the neighborhood following a map) led the spectator to a fake space-time dimension, because the viewer, while listening, could not see the places mentioned in the tracks, for they had either disappeared or had not yet been built.

Bon Voyage is an ongoing archive, to deepen the intimate, historical and social policy identity of urban Different Places.

 

installation view from Horror Vacui. Occupare il presente, Isola Art Center (2010)

Installation view from Fight specific Isola, Frigoriferi Milanesi, Milan IT (2012)

Installation view from Fight specific Isola, Frigoriferi Milanesi, Milan IT (2012)

Valentina Maggi

(2010-2012) poster map

(2010) portable map